Sfidando resistenze e pregiudizi, l’inglese Charles Sibbick nel 1899 disegnò e costruì nel suo cantiere di Cowes una barca che in vista delle competizioni al di là della Manica si sarebbe adeguata alla formula di Godinet, ovvero alla Jauge Nationale Française.
La barca, che era Bona Fide, nei primi mesi del 1900 fu portata in Normandia e quindi sulla Costa Azzurra, dove cominciò a far regate e a mietere successi, 15 vittorie e 6 secondi posti.
Nel maggio dello stesso anno fu trasferita a Meulan nei pressi di Parigi, perché vi sarebbero state disputate le gare delle seconde Olimpiadi dell’età moderna, nelle quali per la prima volta era ammessa anche la vela. Giunta in ritardo per intralci burocratici, Bona Fide non poté partecipare alla prima prova, ma si aggiudicò comunque la medaglia olimpica.
Portata in seguito sui laghi italiani (di Como e poi Maggiore), Bona Fide vi è rimasta per una trentina d’anni, usata sempre più per il diporto e sempre meno per le regate. Nel 1962 subisce le maggiori alterazioni in quanto l’armo aurico viene sostituito da uno bermudiano e al posto della lunga barra del timone viene posta una ruota. Il degrado si converte in abbandono, in cui resta fino al 1999.
Condotta in cantiere, dopo tre anni di pazienti lavori, il 19 giugno 2003 Bona Fide è gloriosamente tornata in mare e nelle regate per barche d’epoca ha ripreso la sua impressionante serie di vittorie.
Giuseppe Giordano
“Beppe è il Maitre Voilier di Cerida e Bona Fide dal 1999. Tanti anni di passione e entusiasmo con lui e con Andrea e Vittorio. Sperimentazioni continue nella infaticabile ricerca del rigore storico. Una indimenticabile avventura.”
Tipo
Epoca
Progettista
Charles Sibbick
Costruttore
Charles Sibbick & Co
Tipo di Yacht
Cutter Aurico
Anno
1899
Lunghezza dello scaffo
13.60
Lunghezza dell’armamento
16.10
Lunghezza al galleggiamento
8.84
Larghezza
2.50
Pescaggio
1.86
Superficie velica
110.00
Dislocamento
11.40
Come abbiamo lavorato con Bona Fide:
Durante il progetto di restauro di Bona Fide, seguito dal “Cantiere dell’argentario” ci siamo impegnati a riprodurre il piano velico il più possibile conforme al progetto originale, ed abbiamo costruito delle vele che rispecchiassero anche dal lato estetico le lavorazioni e le tipologie di materiali dell’epoca. Il tessuto, il tipo di taglio (all’inglese per i fiocchi e verticale per la randa, con pannelli bassi e cuciture marroni), gli occhielli (rigorosamente cuciti a mano così come le finizioni in pelle ed i moschettoni) hanno contribuito ad ottenere delle vele che, oltre alle performance, danno alla barca un fascino particolare.